Non si può negare che fra le tante emozioni scaturite dalla visione dell’attesissimo raipapolvo, molte siano legate alla scelta della musica che ha fatto da commento ad un momento così speciale.
La volontà di descrivere la notte d’amore più desiderata
tra Raimundo e Francisca attraverso il celeberrimo duetto “Un dì felice, eterea – Croce e delizia” tratto dal I atto della Traviata di Giuseppe Verdi è stata una
scelta geniale. Perfetta. Tanto per la passionalità della musica quanto per
come è stata montata ad arte sulle immagini. Nulla è stato lasciato al caso,
tanto che ho riscontrato numerosi parallelismi tra la scena del raipapolvo e lo
sviluppo della musica stessa. Una simbiosi di rimandi tra parole, note,
movimenti e immagini che ora vi descriverò.
Siamo nel bel mezzo di una grande
festa: Violetta si allontana dal salone da ballo e Alfredo approfitta della
situazione per appartarsi con lei e dichiararle il suo amore.
Anche nella nostra storia, Raimundo e Francisca si
appartano per vivere il loro momento di intimità.
Il tempo ternario dell’attacco si inserisce
all’interno del contesto del valzer e permette di riprendere il tema del ballo,
già sviluppato nel capitolo 1492, in occasione del trasferimento di Raimundo alla
Villa. Si vede Raimundo
che fa partire la musica con il grammofono, esattamente come aveva fatto in
precedenza Francisca.
I due iniziano la scena con qualche passo di danza:
È questa una melodia molto
intimistica che presenta per la prima volta nell’opera la “tinta” musicale
della Traviata, una vera e propria opera da salotto. La marcata scansione
sillabica con cui Alfredo inizia a cantare tradisce il suo stato d’animo,
dapprima timido e titubante:
Un dì felice, eterea,
mi balenaste innante,
e da quel dì, tremante,
vissi d’ignoto amor.
mi balenaste innante,
e da quel dì, tremante,
vissi d’ignoto amor.
Ben presto il giovane protagonista si fa coraggio e
diventa più forte e sicuro. Lo si nota nel magnifico slancio della melodia:
E nelle parole che, descrivendo alla perfezione il
sentimento d’amore, culminano con l’ossimoro “croce e delizia” in questa seconda quartina di settenari:
Di quell’amor
ch’è palpito
dell’universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
dell’universo intero,
misterioso, altero,
croce e delizia al cor.
Anche nella costruzione della scena del raipapolvo, questo
passaggio da uno stato d’animo all’altro segna il passaggio di scena. Siamo nel
momento in cui, dopo un approccio fisico iniziale, Raimundo e Francisca si
siedono a tavola per brindare. Raimundo accende la candela proprio nel momento
più alto della melodia del tenore, segno che è ben sicuro di come vuole
condurre la serata:
Il brindisi tra i due viene mostrato durante
l’esposizione musicale del tema dell’amore, mentre è proprio sulle parole “croce e delizia” che Francisca si siede
sule gambe di Raimundo. Il bacio avviene in coincidenza con la nota finale
della melodia di Alfredo:
L’ossimoro “croce
e delizia” è l’emblema dell’amore raipaquista, la sintesi perfetta di come
si è sempre evoluto il rapporto tra Raimundo e Francisca, fatto di piacere e
sofferenza (sofferenza nel piacere e piacere nella sofferenza). Queste parole
verranno infatti cantate e ripetute fino alla fine della scena.
Dopo la dichiarazione di Alfredo, pronta si fa sentire
la risposta di Violetta la quale, da brava cortigiana, non può promettere amore
al giovane e lo spinge a dimenticarla con agili vocalizzi acuti e brillanti:
Il frivolo disegno canoro richiama alla mente la
lussuria, pienamente espressa dall’immagine di Francisca nella vasca da bagno e
dall’apparire delle prime nudità di entrambi:
Nonché dalla condivisione della fragola:
Ad Alfredo non importa la risposta di Violetta: lui
vuole conquistarla a tutti i costi e continua a cantare la sua melodia che solo
apparentemente sembrerebbe indipendente dal disegno vocale di Violetta. Allo
stesso modo, Raimundo continua a portare avanti la serata così come l’aveva organizzata
e sorprende Francisca, massaggiando delicatamente la sua pelle con la spugna:
Dopo tanto godimento, Violetta continua con la sua
agile coloritura vocale, ma è chiaro che inizia a capitolare: tutte quelle
iniziali note staccate con cui aveva risposto ad Alfredo iniziano a legarsi, per
formare un canto più melodioso che sembra quasi portarla in un’atmosfera eterea
e paradisiaca. È questo infatti il momento in
cui vediamo apparire Francisca con la camicia da notte e i capelli sciolti:
L’espressività del bel canto di Violetta si acuisce maggiormente
quando Francisca raggiunge Raimundo nel letto e i due iniziano a cantare insieme
con maggiore sintonia, ciascuno conservando accuratamente il proprio disegno
melodico, ma andando insieme verso la stessa direzione armonica. Nel momento in cui i loro corpi si fondono nell’amplesso,
esplode il piacere sulla cadenza finale:
La scena del raipapolvo, già sublime di per sé per
l’interpretazione di Ramon Ibarra e Maria Bouzas, è stata esaltata da questa
musica. Forse perché noi italiani la musica di Verdi ce
la portiamo nel sangue, forse anche perché stiamo ancora elaborando
emotivamente il raipapolvo, ma è proprio vero quel che diceva Proust: “Traviata è un’opera che va all’anima”. E
se viene unita alla notte d’amore raipaquista, ne scaturisce una vera Opera
d’Arte, che rimarrà indelebile nei nostri cuori.
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